Italia ancora complice dei massacri in Argentina: dopo la P2, le banche
IL DEBITO ARGENTINO CON L'ITALIA

Al 31 dicembre 2001 il debito complessivo dell'Argentina con l'Italia
era di 6 miliardi di dollari mentre a giugno i crediti italiani sono
scesi a 4,5 miliardi di euro.

A dicembre 2000 IntesaBci aveva un credito per 480 milioni di euro,
mentre a ottobre 2001 la sua controllata Banco Sudameris per 1,6
miliardi di dollari. 

La Banca Nazionale del Lavoro aveva crediti per 99 milioni di euro
mentre la sua controllata argentina aveva finanziamenti aperti per 2,8
miliardi di dollari con clienti come Fiat Auto Argentina e Parmalat
Argentina. 

Tra le altre banche italiane esposte ci sono anche il San Paolo-Imi per
81 milioni di euro e Unicredito Italiano per 12 milioni di euro. 

Ci sono inoltre migliaia di risparmiatori che hanno comprato
obbligazioni argentine per almeno 10 miliardi di euro. 

Nonostante la drammatica situazione economica in cui versa l'Argentina,
dovuta a 15 di anni di "puntuale" pagamento del debito estero, gli
attuali creditori reclamano il saldo dei crediti concessi in questi
anni.

Ma come dice in queste ore il grande scrittore argentino Abelardo
Castillo "il debito non si può pagare e il popolo argentino deve
mangiare".

Per questo crediamo che il nostro paese debba fare la sua parte. Non
serve la solita elemosina. 

Il governo e le banche private diano respiro al popolo argentino
dilatando le scadenze e ristrutturando almeno i debiti a breve termine,
2,5 miliardi di euro, sospendendo le riscossioni del servizio del debito
e cancellando l'equivalente dei debiti illegittimi contratti vent'anni
fa dal regime militare e poi pagati dall'Argentina democratica.

È essenziale però anche mostrare che "un altro credito è possibile".
Alle organizzazioni della finanza etica, alle cooperative del commercio
equo, alle ONG di cooperazione allo sviluppo, ai soggetti che credono
nelle potenzialità e nella voglia di riscatto di un popolo proponiamo di
costituire un Fondo di Credito di Emergenza con l'apertura di un'agenzia
di credito a Buenos Aires e poi nelle principali città argentine. Fondo
necessario per far riprendere almeno le piccole attività produttive e,
soprattutto, come segnale concreto di fiducia in controtendenza: mentre
i capitali speculativi vanno via, la finanza etica prenda l'iniziativa.

Per l'annullamento dei debiti speculativi

Per lo sviluppo e la dignità dei popoli 

Contro la speculazione finanziaria

Contro l'utilizzo delle forze dell'ordine per reprimere chi ha fame

 
PERCHÉ UN ALTRO CREDITO EQUO E SOLIDALE È POSSIBILE

C.S. Leoncavallo 

Ass. Ya Basta! Lombardia

Argentina | www.agp.org