Lettera aperta dei Disobbedienti al Movimento dei Movimenti
by Noi, firmatari in calce Monday June 09, 2003 at 10:01 PM
http://italy.indymedia.org/news/2003/06/304773.php

Se c'è un dato che ci consegnano le recenti contestazioni del Movimento dei Movimenti è quello di un movimento ancora da prevaricare e non certo pacificato e omologato.

Abbiamo incontrato migliaia di giovani senza organizzazione, venuti spontaneamente a Ginevra, ad Annemasse e a Losanna, carichi di una forte radicalità e disposti a ribellarsi contro i potenti della terra.

Non erano solo interessati ai dibattiti sul futuro del mondo, ma anche attenti partecipanti ai workshop sulle forme dell'azione e desiderosi di confrontarsi sul problema concreto di come far fallire il summit.

Questo spirito radicale e ribelle non è sfuggito all'occhio attento di alcuni nostri "noti leaders" e di quanti altri hanno accolto la proposta di costituire quindi un servizio d'ordine, utile a dissuadere ogni tipo di azione che non fosse solo mediatica, durante le manifestazioni del 1º giugno.

E questo soprattutto perché anche a Genova fu così.

A Genova eravate tutti, ma proprio tutti (tranne noi) - non è vero, compagni? - convinti di invadere la zona rossa.

Da Genova ad Evian è passata tanta strada e sono in molti, ora, quelli che vorrebbero letteralmente disintegrarci.

Noi ovviamente, non siamo tra questi e vogliamo impedire che si scavi un solco tra i manifestanti pacifici e quelli disposti alla resistenza attiva.

A Genova il movimento venne sorpreso da una dinamica genericamente definita "black", e, diciamolo una volta per tutte, tale pratica non voleva contestare il G8, ma colpire il movimento.

I nostri giudizi sono stati segnati da quell'esperienza.

In questo controvertice abbiamo incontrato una realtà diversa, più matura, non contro ma dentro il movimento, con la voglia di ribellarsi ma anche di relazionarsi alle istituzioni. Bernocchi, forse troppo impegnato in interminabili riunioni nelle segrete stanze di presunte "direzioni del movimento", ha visto solo i casseurs. Ma c'è stato molto altro per le strade di Losanna, di Ginevra e di Annemasse: ci sono stati i nostri blocchi, le nostre sanzioni dal basso, le nostre barricate, le nostre street parade.

In una pluralità di forme che noi abbiamo cercato, sforzandoci, di rispettare, al di là delle fobie dei "quartier generali".

Altri invece stanno perdendo forse il gusto di essere come noi, movimento dei movimenti, di contribuire cioè ad un percorso costituente di un altro mondo possibile tra altri e diversi, di fare della propria "isola" un mare di resistenza, una barca che travolge le altre..., scivolando così in una dinamica di pura rappresentanza, la stessa che è in crisi nelle istituzioni politiche e finendo per invocare l'uso dei servizi d'ordine per colpire i "devianti".

Questo contro-G8 ci dice che i sogni sono duri a morire e che i ribelli sono tanti. Differenti e con molti problemi, certo: ma tutti (purtroppo) irriducibili a qualsiasi lettura omologatrice, politicista e pedagogica.

Noi, piuttosto, riproviamo a cogliere una domanda aperta ed irrisolta: come rendere riducibili gli irriducibili????? come intrecciare ancora e di nuovo reti europee e globali che rendano questa pluralità produttiva e funzionale al nostro agire, queste resistenze un processo di omologazione e di mera testimonianza???

Barbara Barbieri, Francesco Caruso, Luca Casarini, Anubi D'Avossa Lussurgiu, Gian Marco De Pieri, Alessandra Ferraro, Nicola Fratoianni, Guido Lutrario, Francesco Raparelli, Enrica Sarto, Marta Stefanelli


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