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Conclusioni del Tavolo di Priorat

Quelle che seguono sono la cronaca di una giornata dell'incontro e le conclusioni del Tavolo del Priorat (Catalogna). Il Priorat è una delle provincie più povere della Catalogna. Come sede si è scelto il paesino di contadini di La Serra, in autogestione e in lotta già dai tempi di Franco per molteplici ragioni (mancanza di infrastrutture, presenza di discariche e centrali nucleari, mantenimento del prezzo delle nocciole, ecc.). Inserire qualche cronaca significa rendere un po' l'idea di quello che è (anche) stato questo incontro.

Cronaca del giorno martedì 29 luglio 1997

Di quel giorno che cominciarono le parole che possono portare all'azione o delle azioni, spiegate, che possono portare alla parola. Nodi e ancora nodi nelle scarpe. La notte di ieri è stata lunga, sicuramente troppo per chi deve poi lavorare la mattina ma non abbastanza per chi parla, parla, bla, bla. Lo stagno-piscina trasformato in spiaggia estiva, la musica che suona anche senza elettricità, un cielo nero, molto nero e le stelle in alto che sorridono. Oggi la gente non si è alzata troppo presto ma dopo il caffè e la colazione sono stati aperti i tre Tavoli: il primo nello spazio riservato alla mensa, il secondo nell'officina del Mas de Pena (ricordo che era il più frequentato, probabilmente per la temperatura più fresca) e il terzo sotto la tettoia del fienile. Nella mensa si parlava di qualcosa che assomigliava a "la cultura della resistenza", nell'officina di "l'arte e l'autogestione" e nel fienile di "la cultura e l'ambiente". È un modo di dare un nome ai tanti spazi in cui si possono incontrare le voci che nel mondo parlano dalla o della parola cultura.

Immaginiamo che uno dei nostri sogni sia diventato grande, che abbia cominciato a camminare e che abbia preso un cammino senza scorciatoie, seguendo la linea più sicura, cioè quella che gira a destra e a sinistra e che anche va di corsa se quello che si vuole raggiungere non è superfluo.

A metà del cammino ci è arrivata la notizia che La Vakeria non verrà sgomberata. Perfetto, tutti sono stati felici, però a settembre il giudice dice che se ne riparlerà. Già si sa, la (in)giustizia dei ricchi sa aspettare prima di colpire.

Il pranzo è stato di nuovo uno di quelli buoni, anche se un po' tardi. Pollo con funghetti, pasta e via dicendo. La cucina sì che ha le idee chiare, azione diretta per accontentare la pancia. Le discussioni danno i loro frutti e ci sono anche opinioni coincidenti e non-coincidenti. Ci mancherebbe altro che fossimo tutti d'accordo. Continua a passare sempre più gente del luogo che a volte passa a salutare, altre volte a parlare ed altre per rimanere. A tutte e tutti, benvenuti.

La notte poi i Picarols con animazione infantile, il gruppo teatrale belga Chiltak, il suonatore di "romanceros" Jordi Ribes e tanti altri di cui non conosciamo il nome.

Che la stanchezza non ci stanchi, che la notte ci accompagni e che gli astri non si spegnino né la luna smetta di illuminare. Che nessuno si confonda per il sentiero che porta alla fonte Vella. E baci e abbracci a tutti quelli che si perderanno, bricconi!

Tema 3: Cultura

Sintesi del sottotema 1 del Tavolo del Priorat, Catalogna

"Memoria storica e resistenza"

Creazione del Tavolo. Scelta del moderatore/trice e relatore/trice

Si sottopone ad approvazione tanto il titolo del sottotema così come la proposta di una lista di temi da trattare per organizzare la discussione:

1- Definizione di cultura

2- Memoria storica

3- Cultura dominante e le identità delle minoranze

4- Reti culturali alternative

5- Proposte di lotte. Il titolo del Tavolo è rimasto perché consideriamo che semplicemente è un modo per cominciare a parlare.

Allo stesso modo accettiamo la proposta di ordine del giorno, facilitando la partecipazione e chiarendo che in qualsiasi momento ci saremmo permessi di uscire dal sottotema per poi ritornarci, parlando di qualsiasi cosa.

Affrontiamo il primo punto partendo dalla necessità di definire:

Che cos'è questa cosa chiamata cultura?

Per alcuni, partire dalla definizione di cultura significava aggiungerne una in più alla lunga lista che già esiste. Per altri era importante definire la cultura in modo da delineare obiettivi ed altri ancora proponevano di partire dalla definizione data nel primo incontro riportata nel libro. Ma c'è stato qualcun'altro che ha segnalato che nel primo incontro non si sono raggiunte le aspettative che si erano create e che il libro non è stato un riflesso delle discussioni. Il primo accordo è stato partire da una definizione comune, il che ha significato farlo in maniera letteraria. Si è parlato quindi di:

* modi in cui si manifesta la cultura.

* come si vive la cultura nei vari paesi

* punti minimi e necessari da cui si sviluppano le culture

Si è parlato, in altri momenti della discussione, di cultura o di culture, cambiando in questo modo il titolo del primo punto e portandoci a passare continuamente da l'uno all'altro sottotema dell'ordine del giorno accordato. Gli interventi seguenti giravano attorno al pericolo di identificare la cultura delle minoranze e le minoranze culturali con la cultura delle resistenze perché sappiamo (si sono illustrati alcuni esempi) che le minoranze culturali sono arrivate a volte ad essere egemoniche. Si è insistito che non è affato la stessa cosa parlare di cultura al singolare o di culture al plurale.

Quando si parla di cultura ciò che sta in gioco è l'egemonia di una maniera di manifestarsi che nega la diversità esistente.

Questa diversità di vita è suscettibile di costanti modifiche, l'importante è sapere se queste modifiche nascono da dentro o vengono imposte da fuori. Inoltre, la cultura si presenta spesso come una mercanzia utilizzata per invadere e distruggere tutte le altre esistenti.

La cultura dominante non è altro che la cultura del potere dominante.

Non andrebbe mai perso di vista il fatto che non può esistere una cultura superiore ad un'altra. Il tavolo si è espresso costantemente contro tutte le imposizioni e per il rispetto verso le altre forme di vita, il che non ci impedisce di esprimere il nostro disaccordo con determinate pratiche culturali. Le tradizioni e i costumi delle culture si perdono perché è la vita stessa che cambia e modifica il suo intorno. Il rischio che corriamo tentando di conservare le tradizioni, gli usi e i costumi delle culture, è perdere di vista la loro costante evoluzione trasformandole in oggetti da museo e di consumo.

Sessione pomeridiana:

Data l'assenza di molti partecipanti all'ora accordata per cominciare, si è cominciato a parlare tra quelli che c'erano, mentre gli altri continuavano ad arrivare con il passare del tempo, senza rispettare la lista dei temi proposti. Per via della discussione che si è generata è cambiata completamente la maniera di rivolgersi gli uni agli altri così a partire da quel momento si è parlato molto di più delle nostre esperienze.

C'è stata una critica all'ideologia e a quella specie di ricerca di nuovi dèi che sembra manifestarsi invece di partire da noi stessi. Sembra che ci sia bisogno di un appello dall'esterno per riunirci e quando alla fine ci incontriamo, ci comportiamo come se fosimo costretti, senza manifestare rispetto verso l'altro. Abbiamo cominciato ad affrontare i seguenti punti accordati senza seguire l'ordine prestabilito. Si è parlato di una cultura che ci rimane da costruire tra noi combinando elementi del passato con il dialogo e l'atteggiamento che abbiamo tenuto tra noi in questo Tavolo.

Si è affrontata la questione della comunità e uno degli interventi riguardava il fatto che la comunità che desideriamo, se è che la desideriamo, non si costruisce solo con saperi e conoscimenti ma con la volontà di convivere, di lottare insieme e di amare. La comunità dovrebbe essere una scommessa sulla comunità, non un obbligo alla comunità. Come la Rete che si vuole tessere, è una proposta che dobbiamo costruire, non può venire creata per decreto.

Proposte concrete:

* I compagni di Nezahualcóyotl, Messico, invitano tutti coloro che hanno progetti artistici e culturali a realizzare un festival entro un anno.

* Si è detto che in Italia esiste una legge di cooperazione internazionale per aiuti al terzo mondo e invita tutti i partecipanti ad informarsi sull'esistenza di qualcosa di simile nei rispettivi paesi, per montare azioni coordinate o non.

* Un'altra proposta è stata quella di non aspettare fino ad un altro incontro di questo tipo per rivederci ma di organizzare incontri a livello locale tra le diverse realtà che lottano contro il neoliberismo.

* Un'altra è stata che la Rete attuale possa servire da base per la costruzione di nuovi progetti di rete, chiarendo che non si tratta solo di fare un rete informatica.

* Si propone la creazione di un centro di documentazione intercontinentale aperto a tutte e tutti, che serva tanto per ottenere come per mandare informazione. Per far sì che non funzioni solo per vie informatiche, si propone di diffondere l'indice del materiale ricevuto in ogni momento.

* Si propone l'elaborazione e la sperimentazione di comunità, territori, spazi, comportamenti e situazioni zapatiste secondo lo spirito zapatista.

* Per ultimo, si insiste sull'importanza di continuare a curare i legami stabiliti qui e di comuicare tra noi fuori da eventi come gli incontri intercontinentali. Si tratta di mettere in pratica la rete e di comunicare le nostre esperienze tra noi e con gli altri, già da ora.


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