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Articolo di Abu Jamal sugli zapatisti.

Abu Jamal militante del movimento nero americano Black Panther è stato condannato a morte negli Stati Uniti nel 1995 per l'uccisione di un poliziotto. È in carcere dal 1982, si è sempre professato innocente. Attorno al suo caso si è creato un movimento mondiale che porta il suo nome che finora è riuscito ad evitare la sua esecuzione. Molti appartenenti a questo movimento hanno partecipato all'Incontro. La sua colonna, oltre a circolare per il cyberspazio viene pubblicata da 40 giornali negli Stati Uniti e in Europa.


Una vitalità impressionante

Più di 500 anni dopo la conquista europea delle Americhe, i nativi, i popoli indigeni (voglio dire i discendenti di quei pochi che sono sopravvissuti) ancora vivono ai margini della società, e sono i più poveri tra i poveri, i più malati tra i malati, i popoli maggiormente saccheggiati tra le popolazioni del cosidetto Nuovo Mondo.

Molti di noi dimenticano che i cosiddetti indios, e non gli africani, sono stati i primi schiavi in America, fatti lavorare forzatamente dall'ammiraglio Cristoforo Colombo e compagnia. Li facevano scavare per trovare l'oro e se si riteneva che non fossero abbastanza produttivi, si tagliava loro le mani. Questo crimine di Colombo diede inizio al genocidio di incalcolabili milioni di nativi e trasformò un antico mondo indigeno in uno nuovo, bianco. Quindi ogni paese in questo emisfero, Canada, Stati Uniti e Messico, poggia sulle ossa spezzate del genocidio dei nativi e può venire considerato come una Nuova Europa (Canada-Nuova GranBretagna e Nuova Francia, USA-Nuova Inghilterra e Nuova Francia, Messico-Nuova Spagna) per lo spostamento in massa di europei, la decimazione dei nativi e la prigionia e schiavitù degli africani. In uno dei lembi più meridionali del messico, nello stato del Chiapas, un movimento rivoluzionario indigeno sta cresciendo, messo in marcia da poveri indios maya che stanno intoducendo una vitalità impressionante nella tradizione rivoluzionaria. Nel luglio-agosto del 1996 gli zapatisti hanno convocato il primo Incontro Intercontinentale per l'Umanità e contro il Neoliberismo in Chiapas. Nel discorso inaugurale risulta commovente la loro visione delle cose e la profondità della loro forza poetica. "Le nostre vite valevano meno delle macchine e degli animali. Eravamo come pietre, come le piante al bordo del cammino. Non avevamo parole".

Rifacendosi nel loro nome al rivoluzionario "indio" Emiliano Zapata (1879-1919) le cui truppe lottavano contro il dittatore Porfirio Díaz al grido di Terra e Libertà, gli zapatisti traggono la loro forza, le loro metafore e la loro visione dai settori più oppressi della società messicana, gli indigeni, i conquistati, da chi è riuscito a rimanere in piedi nonostante 500 anni di conquista.

Il fatto che esistano è un miracolo e ragala alla vita qualcosa di meraviglioso.


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