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TAVOLO 6:

CONTRO TUTTE LE FORME DI ESCLUSIONE ED EMARGINAZIONE

SOTTOTAVOLO F:

VERSO UNA PROSPETTIVA SANA DEL CORPO

L'esperienza della salute e della malattia. Il Sistema come condizionatore.

Consideriamo che la salute non sia solo la mancanza di malattia, infatti tutti/e siamo sani/e e malati/e allo stesso tempo: siamo, in definitiva, persone con un corpo che non si ripara quando si rovina come una macchina. Continuiamo ad essere delle persone, essendo o no malati.

L'atteggiamento generale delle popolazioni occidentali di fronte alla malattiaè di timore, provocato, fondamentalmente, da due fattori: la relazione diretta tra la malattia e la morte e la relazione diretta tra malattia e incapacità di lavorare. Il/la malato/a teme l'emarginazione nel luogo di lavoro (è sano chi può produrre al ritmo che dà il Sistema) quindi chi è inproduttivo non viene accettato socialmente.

Srategie di lotta: di fonte ad un sistema che non si condivide, la disobbedienza può essere una forma di lotta effettiva. In ogni modo, bisogno definire uno stile di vita differente nella sua globalità, che includa prevenzione ed educazione integrale alla salute come qualità di vita e non come attenzione alla malattia, così come costruire spazi di pensiero in cui si analizzino altre forme di pensiero critico e alternativo, che studi i problemi in maniera creativa in tutta la sua dimensione e da tutti i punti di vista possibili. Al contempo bisogna ampliare l'ambito di incidenza del messaggio alternativo che può generare detto pensiero utilizzando la RETE, coinvolgendo tutti i collettivi che la formano, lavorino o no su temi specifici riguardanti la salute.

Il concetto di salute in funzione dello spazio e delle circostanze. Il concetto di salute nelle zone economicamente impoverite.

I problemi attuali in materia di salute nelle zone economicamente impoverite vengono causati, in gran parte, dall'intervento degli stati del Nord: storicamente attraverso la colonizzazione militare e culturale; attualmente sotto forma di una nuova forma di colonizzazione economica, con la creazione di monocolture che hanno distrutto i sitemi agriccoli e di allevamento tradizionali e di sussistenza, lo sfruttamento delle risorse naturali, l'esportazione dei residui generati dagli alti consumi del Nord e un modello di cooperazione internazionale che serve solo a mantenere le relazioni di dipendenza e distruggere i modelli autoctoni di esistenza (economie sostenibili, sistemi saniteri naturali, ecc.). Tornare alle piccole economie di sussistenza può essere una soluzione in ambito locale che può aiutare a recuperare il diritto alla dignità dei popoli del Sud. Tuttavia, la soluzione globale al problema del Sud, e non solamente i suoi problemi sanitari, passa per il cambiamento radicale delle strutture politiche ed economiche internazionali.

Strategie di lotta: bisogna creare strutture politiche ed economiche alternative; costruire strutture non istituzionalizzate di trasmissione di esperienze, con forme di comunicazione creative e alternative; coordinaqmento delle esperienze dei gruppi che portano avanti le proprie lotte nel campo della solidarietà internazionale.

Le malattie mentali, una vecchia forma di repressione ed emarginazione

(vedi anche conclusioni del gruppo "La psichiatria come controllo sociale")

Intendiamo la "pazzia" come uno stato (non fisico) differente, non necessariamente negativo. L'apparizione di un fenomeno di "pazzia" deve venire interpretato come la manifestazione di un cattivo funzionamento di una comunità sociale che deve venire analizzato in tutta la sua dimensione. Bisogna tentare di creare uno spazio che permetta la convivenza di "savi/e e matti/e" a partire da una riflessione collettiva (famiglia, centri di lavoro, centri di attenzione sanitaria, ecc.) e creativa (comunicazione, psichiatria alternativa, neuropatia, arti, ecc.) rifiutando le interpretazioni strettamente biologiche della differenza. Si tratterebbe quindi di de-psichiatrizzare e de-medicamentizzare i problemi umani, ristrutturando i sistemi di attenzione alla salute mentale attraverso della partecipazione attiva della comunità usuaria nella sua organizzazione.

Strategie di lotta: creazione di "laboratori contro la sofferenza" (intesa no come malattia mentale, bensì come stato spirituale) dove si possano sviluppare terapie di comunicazione e integrazione. Allo stesso modo bisogna riconquistare il potere della salute dalle mani dei tecnocrati (medici), gestire la salute da iniziative sociali recuperando forme tradizionali di medicina non farmacologica (psicologia alternativa, psicoterapia, ecc.) potenziando l'educazione e la prevenzione per la salute e istituendo sistemi terapeutici di auto-aiuto.

La dipendenza dal consumo di droghe.

In occidente si è mercificato il consumo di prodotti psicotropici, il che ha generato un circolo vizioso di emarginazione (somministratori e consumatori) che conduce gli emarginati ad uno spazio di esclusione di maggiori dimensioni (delinquenza, carceri, negazione dell'educazione, ecc.). In ogni modo, il consumo di sostanze psicotropiche non è necessariamente negativo (è curioso come la società emargini solo determinati consumatori, quelli delle classi economicamente deboli, mentre nelle classi "alte" il consumo di droghe è socialmente ammesso e, addirittura, fomentato) infatti non dobbiamo dimenticare che il/la drogadipendente può consumare sostanze psicotropiche perché gli piace, perché trova delle soddisfazioni in esse. Alcune culture primitive hanno consumato storicamente sostanze psicotropiche per semplice piacere o con fini terapeutici senza che nella comunità si siano prodotti gli squilibri che appaiono nella cultura occidentale. Il problema delle droghedipendenze, nella maggior parte dei casi, ha un' ampia dimensione politica, sociologica, economica, ecc., alla cui soluzione non si arriverà con soluzioni parziali. Solo la costruzione di un modello di vita giusto, tollerante e alternativo nella sua globalità permetterà un'esistenza umana sostenibile ed equilibrata. Nel frattempo,

Strategie di lotta: La lotta deve tendere principalmente a rompere l'emarginazione del/della consumatore/trice droghedipendente. alimentando il rispetto e la convivenza. Alcune misure parziali possono contribuire in questo senso, come la depenalizzazione del consumo, il fomentare opzioni alternative (la droga alternativa è la droga naturale, tradizionale) ecc. La RETE deve servire allo scambio di esperienze e, fondamentalmente, come canale formativo possa circolare informazione non filtrata dalle strutture del Sistema (sostanze naturali, effetti reali che provocano, applicazioni terapeutiche, ecc.).


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