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.La Jornada 29 luglio 1997

Zapatisti a Barcellona: i partiti "non ci rappresentano, nemmeno li conosciamo"

Hermann Bellinghausen, inviato,

Barcellona, 28 luglio.

I delegati dell'EZLN al secondo Intergalattico, che qua si chiama Trovada e no Encuentro, hanno trovato oggi forse il miglior ambiente , il più accogliente e alternativo dell'evento zapatista d'oltremare.

Sotto il segno della solidarietà, per un mon solidari, diceva uno striscione durante il clamoroso ricevimento questa mattina; un macchinista volontario li ha portati qui e le venditrici di generi alimentari del mercato di San Antonio hanno donato o abbassato i prezzi di frutta e legumi per dar da mangiare ai partecipanti, che sono tanti e sicuramente avranno fame questa settimana.

Felipe strappa applausi quando dice, nel polisportivo di Sants, che gli zapatisti non accettano che l'esercito federale e il governo messicano "dispongano delle nostre vite e delle nostre dignità".

Nel pomeriggio Dalia e Felipe hanno tenuto una conferenza stampa nella casa occupata La Vakeria, su cui pende una minaccia di sgombero dala polizia entro due giorni, e sede di uno dei tavoli di discussione di questa seconda trobada contro il neoliberismo e per l'umanità .

Catalunya express

L'altoparlante annuncia la partenza, "binario 20, alle 23:30, del treno speciale per l'umanità "; questo è stato il segnale. La sesta sede del Secondo Incontro Intergalatico ha cominciato a muoversi dalla stazione ferroviaria di Chamartì, uscita da Madrid verso il nord della penisola. Un treno intero ha trasportato ieri notte Dalia e Felipe verso Barcellona, e con loro altri 500 partecipanti.

Accompagnati gentilmente dai giovanissimi incaricati della sede di Madrid, i delegati zapatisti sono poi saliti sul vagone posteriore di un convoglio di 11 vagoni, mentre il loro mezzo migliaio di accompagnatori tendeva un forte cordone di sicurezza.

Una volta a bordo la banchina si è riempita di gente che caricava zaini e casse; sorridenti italiani, catalani, tedeschi e messicani davano luogo ad un abbordaggio commovente. Dalia e Felipe quasi non potevano credere che tutta quella confusione fosse dovuta alla loro presenza. Un catalano incaricato del trasporto, mostrava sulla maglietta rossa, all'altezza della pancia, la foto di un insurgente e la scritta "Sóc zapatista".

Il macchinista era volontario infatti l'Intergalattico ha contato con l'appoggio del sindacato lavoratori ferroviari.

A tutta velocità, l'espresso speciale è passato a mezzanotte per Alcalá de Henares e non si è fermato fino alla mattina seguente nella stazione di Sants. A bordo si è fatto festa, o quasi, e un lungo sonno che all'alba è stato rotto dalla voce di Dalia, che aveva appena visto il mare per la prima volta nella sua vita, vicino Tarragona. Un calmo ed incomprensibile Mediterraneo liberandosi dalle brume.

"Alzatevi compagni, il giorno è già cominciato, bisogna lavorare"

Insieme a Felipe ha percorso i 100 scompartimenti per salutare la loro "scorta" di europei dagli occhi gonfi che si stiracchiavano.

Fuori della stazione più di 300 catalani erano venuti a ricevere i passeggeri e li hanno accompagnati camminando tra fischietti e tamburi fino alla palestra di una scuola, dove Dalia e Felipe hanno dichiarto aperti i lavori della sede di Barcellona (quella vera), nel polisportivo di Sants.

Fuori uno striscione sorretto da donne annunciava una delle rivendicazioni qui più sentite: en lluta contra el patriarcat; Dalia ha strappato applausi, e perfino lacrime, con la vigorosa lettura della sua relazione sulla lotta delle donne zapatiste. Si vede che il femminismo catalano è tremendo.

Felipe ha parlato di fronte a circa un migliaio di calorosi assistenti (e accalorati per la temperatura dell'ambiente), della costruzione delle basi d'appogio dell'EZLN e della loro attuale resisitenza.

La festa per la paraula è continuata poi con i saluti dei celebri prigionieri di Cerro Hueco, in Chiapas, e di Mumia Abu Jamal, condannato a morte in qualche posto degli Stati Uniti. Uno degli organizzatori diceva allora, indicando i muri disadorni. "In questo luogo non ci sono bandiere, perché con la nostra presenza rappresentiamo tutte le bandiere della lotta".

Con gli "okupas"

Nel pomeriggio, i delegati maya tojolabal hanno visitato la casa occupata La Vakería, nella vicina località de L'Hospitalet, la Barcellona proletaria, per così dire. Si tratta di una vecchia costruzione semidiroccata, "recuperata" da un gruppo di giovani e trasformata in un centro politico e culturale.

Qui si celebrerà uno dei dieci tavoli della Catalogna, se la polizia non esegue la sua minaccia di sgombero dopodomani. Sotto uno striscione in cui si annuncia, scritto a spray, la parola d'ordine "per l'occupazione e contro il neoliberismo", in una cantina adibita a teatro rupestre e bar, Dalia e Felipe tengono la loro terza conferenza stampa in terra iberica. Ogni giorno più sicuri e disinvolti, spiegano perché gli zapatisti non hanno votato il 6 luglio scorso e reiterano le condizioni di esilio, assedio militare e limitazioni materiali che li mantengono in ribellione. I partiti "non ci rappresentano, nemmeno li conosciamo", dichiarano di fronte a numerosi reporter di radio, stampa e televisione.

Al loro lato partecipano tre giovani okupas, che coprono il loro volto con maschere di cartone che rappresentano le "vacche pazze" dell'occupazione, con corna di toro e lingua penzolante alla Rolling Stones.

Anche loro parlano della loro lotta, di cosa significa recuperare, questa peculiare maniera di resistere contro la proprietà privata (privata di senso) che si conosce come squat e rappresenta una delle più significative forme di resistenza urbana del primo mondo. Delle case abbandonate questi giovani catalani fanno centri culturali e di dibattito politico e, spesso, residenze collettive. Per questo alla vista degli indigeni messicani uno di essi ha gridato questa mattina: "Viva la comunalità!".

Infine, in un cortile semiabbandonato, odorante di rosmarino (ancora in fiore), Dalia e Felipe parlano con il giornale italiano Liberazione, e lei, ad una domanda sul femminismo, la lotta dei generi e la resistenza contro l'uomo taglia corto: "Per noi uomini e donne non sono diversi, sono la stessa cosa. La nostra lotta contro l'emarginazione e la miseria è la sressa".

Al tramonto, mentre i gringos esplorano Marte, Dalia e Felipe escono ad esplorare il Parco e la Sagrada Familia di Gaudì, così come a mezzogiorno erano andati a vedere le navi transatlantiche del porto autonomo di Barcellona, guaedando il monumento a Colombo con lo stesso guadalupano sdegno che hanno dedicato all'ammiraglio Colombo pietrificato a Madrid, l'altroieri.

Verso mezzanotte, Dalia ha descritto per Radio Exterior de España la situazione dell'assedio militare: "Non abbiamo visto mai tanti generali come ora che si sono ricordati di noi". Ed ha anche sollecitato l'invio di una paella al Subcomandante Marcos, che aveva detto loro, prima di salire dalla selva, che qui la fanno molto buona, e di portare un suo saluto a tutti, anche se non gli mandano la paella.


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